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Il presidente di SOLOM, avv. Joseph Brigandì ha inviato a tutti i soci la comunicazione che segue, relativa alla prassi tristemente diffusa di non riconoscere l’equo compenso ai professionisti.

 

L’equo compenso torna di prepotente attualità e mi impone di renderVi tutti informati e partecipi.
Il punto di emersione è costituito dal ricorso recentemente proposto da un socio avverso gli atti con cui un Comune del milanese, all’esito di una procedura comparativa, ha affidato ad un’altra collega, anche lei socia, l’incarico di rappresentanza e difesa in giudizio. Alla gara hanno preso parte anche altri due avvocati, anch’essi soci.
La vicenda ci investe direttamente.
Una delle questioni dedotte concerne la derogabilità della normativa in materia di equo compenso, ovvero se sia consentito e legittimo offrire ed accettare preventivi al di sotto dei parametri minimi previsti dal d.m. n. 55/2014.
Nell’ambito del giudizio in discorso, vengono in rilievo anche altre ulteriori, non meno rilevanti, questioni.
In particolare, se l’ente affidante debba necessariamente individuare il valore della controversia oggetto di gara o se tale incombente possa essere legittimamente rimesso alla discrezionalità dei singoli concorrenti; se l’avvocato sia libero di non esporre compensi per talune fasi del giudizio, riducendo per tale verso l’entità del preventivo; se un incarico giudiziale possa essere assegnato in ragione del solo prezzo.
Si tratta di questioni fondamentali e di non immediata soluzione, sulle quali sono ormai improcrastinabili un confronto ed una riflessione seria e serrata.
L’esito, tuttavia, è tutt’altro che scontato, giacché ho l’impressione, sempre più nitida, che in tale battaglia, sacrosanta e doverosa, noi e l’Avvocatura tutta si sia in grande -forse irreparabile- ritardo.
Costituisce, del resto, un mero dato di fatto che, già allo stato, i committenti -pubblici e privati- agiscono nei nostri confronti con atteggiamenti tanto discutibili, quanto efficaci, in ultimo spuntando assistenze e consulenze a prezzi incontestabilmente sempre più convenienti.
Il che, a ben vedere, dimostra che noi tutti, con più o meno marcato disagio, ci troviamo già attualmente ad operare in regime di mercato concorrenziale informato alla legge, semplice e spietata, dell’offerta e della domanda, dunque del prezzo.
Ciò, tuttavia, non toglie che proprio la concorrenza (invero menzionata dalla nostra legge professionale sin dal 2012), affinché sia effettiva e leale, implichi e imponga la preventiva individuazione di regole del gioco chiare e certe, che nell’attuale nebuloso quadro normativo, peraltro applicato con scarsa dimestichezza, non si scorgono.
È per tale motivo che – senza voler entrare nel dettaglio di una disputa fra associati – ci stiamo interrogando sulla possibilità e opportunità di intervenire in giudizio, al solo fine di rivendicare una decisione che chiarisca, soprattutto per il futuro, se i valori minimi di cui al d.m. n. 55/2014 costituiscano effettivamente un limite invalicabile o meno.
Una indicazione in tal senso è rilevante per poter consapevolmente orientare le nostre scelte quotidiane.
Non posso, né voglio nascondere che il fatto che il giudizio recentemente instaurato coinvolga direttamente quattro soci costituisca un motivo di oggettiva difficoltà, non foss’altro per il solo rischio dell’equivoco che si potrebbe ingenerare, allorché dovesse apparire che Solom parteggi per l’uno o per l’altro.
Mi sono curato di spiegare prima di ora a tutti i diretti interessati, che non è così: Solom, ora come in passato, sostiene e rivendica che, nella determinazione di un compenso che possa realmente definirsi equo, attualmente non si possa che fare riferimento ai parametri forensi.
Entro tale affermazione di principio, non solo coerente con tutte le iniziative sin qui assunte, ma pure condivisa anche dai soci da ultimo interessati dal recente giudizio, si pongono poi le circostanze della fattispecie concreta, con tutte le particolarità, anche interpretative, del caso, rispetto alle quali la nostra Associazione non ha né legittimazione, né interesse per prendere una posizione.
È quindi con questo spirito e con questo approccio che il sottoscritto e il direttivo tutto stanno valutando se e come impegnare direttamente la Società.
Al netto degli aggiornamenti che seguiranno, è comunque mia premura ribadire che, sul tema, procederemo senza ulteriori indugi a sollecitare un dibattito effettivo e partecipato tra tutti i soci: intanto con un questionario, che vi sarà inviato a breve ed al quale Vi preghiamo di rispondere, utile e necessario per avere un quadro più dettagliato della posizione prevalente al nostro interno.
Inoltre e soprattutto con una apposita assemblea, che sarà nostra cura convocare a stretto giro, per poterci apertamente confrontare.
A voi tutti, il mio più caro saluto.
Joseph F. Brigandì